martedì, Maggio 14

Ludopatico, perché “non giochi il giusto”?

Cuneo, 20/03/2013

La ludopatia è la nuova piaga sociale. Al pari di altre dipendenza patologiche il gioco d’azzardo in Italia desta sempre maggiore preoccupazione. Nel solo Piemonte secondo i dati allarmanti del Sert della Regione si è passati dai 250 casi accertati di ludopatia del 2004 a più di 1000 nel 2012.
L’87% di chi si rivolge al Sert per problemi di dipendenza è affetto da ludopatia e sono per lo più persone con problemi psicologici o relazionali; motivati spesso dal lutto alla separazione, dal pensionamento alla perdita di lavoro. Quindi secondo le casistiche studiate in potenza chiunque è a rischio: uomini, donne, giovani giovanissimi e adulti, poiché chiunque nella propria vita può sperimentare prima o poi situazioni simili.
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E’ nel momento di debolezza che il gioco diventa fonte di gratificazione e stordimento davanti ai propri problemi trasformandosi in dipendenza al pari della tossicodipendenza o dell’alcolismo.
All’atto pratico chi gioca con frequenza sono principalmente indigenti, disoccupati e appartenenti al ceto-medio con la stima che almeno 7 adolescenti italiani su 10 giocano e scommettono, in barba a divieti e limiti per i minorenni.
L’entità di queste scommesse o giocate è enorme. Basti pensare che davanti ad un videopoker o una slot mediamente una giocata dura 7 secondi e costa 1 euro, se si passassero 5 ore al giorno davanti a una di queste macchinette infernali ci si rovinerebbe in un pomeriggio arrivando a spendere anche 5-600 euro al giorno.
Chi è affetto da questa patologia spesso ricorre a pressanti richieste di denaro ad amici e familiari per finire spesso nelle mani degli strozzini rovinandosi definitivamente la vita trascurando i bisogni primari e dimenticandosi di vivere.
E lo Stato cosa fa?
I numeri parlano chiaro. Nel nostro paese si è ha avuto un incremento tra gennaio e ottobre 2012 del 450% del volume del gioco d’azzardo per un giro d’affari di 80 miliardi di euro, praticamente il 4% del Pil italiano. (fonte Agicos)
Questo incremento esponenziale del gioco d’azzardo sembra essere l’unica ricetta politica per salvare il nostro paese dalla crisi facendo cassa.
Basti pensare che il precedente governo Monti poco prima delle ultime elezioni ha deciso bene di provvedere al rilascio di 1000 nuove licenze per l’apertura di nuove agenzie di scommesse.
Le sale da gioco oramai spopolano e sembrano essere l’unica attività redditizia di questi tempi. Non si tratta più delle sole macchinette posizionate nei bar o dai tabaccai, dei gratta e vinci, del lotto e superenalotto. Si scommette in modo frenetico su tutto e siamo secondi solo all’Inghilterra in Europa. Morale dalle sale giochi e dalle agenzie di scommesse lo Stato nei primi tre mesi dell’anno ha portato nelle proprie casse circa 2,2 miliardi di euro, pari al 9,5% della raccolta complessiva (23,1 miliardi di euro).
Il Lotto (circa 400 milioni), le lotterie e i Gratta e Vinci (330 milioni), i giochi numerici (SuperEnalotto e WinForLife (240 milioni) e le videolottery (220 milioni). Bingo e scommesse sportive hanno contribuito ciascuno con 40-50 milioni. Poker cash e casinò games, nonostante la raccolta di quasi 3,5 miliardi, hanno versato un gettito di una trentina di milioni. Skill games e gioco ippico hanno versato oltre 10-15 milioni. (fonte Agicos)
Si evince la debolezza sociale generalizzata di un popolo in preda alla depressione.
Bisognerebbe educare e non vietare, è vero.
Ma iniziamo almeno a bandire in televisione, per strada, sui giornali le pubblicità sul gioco d’azzardo o sull’alcool, tanto per evitare inutili curiosità o tentazioni.
Perché, caro Monopolio di stato e cari politici, non è sufficiente lavarsi la coscienza con gli slogan:”bevi responsabilmente” o peggio ancora “gioca il giusto”. Perché questi sono solo dei bei giochi di parole e basta.

Edoardo Trillò