martedì, Maggio 14

La protesta delle cooperative sociali a Cuneo


Chiara, chiameremo così con un nome di fantasia la nostra protagonista, sale sul piccolo palco allestito dagli organizzatori nella piazzetta antistante il Comune di Cuneo.
Molte persone sono lì per ascoltarla, per ascoltare la sua richiesta.
In italiano semplice quasi da bambina, Chiara davanti a tutti e senza il timore di essere giudicata chiede a gran voce: “lasciatemi andare a giocare ancora alla comunità, dove ho tanti amici. Non voglio che sia chiuso il centro diurno. Non saprei dove andare a passare le mie giornate. Lì posso giocare con tante persone a cui voglio bene”.
La mamma di Chiara è sotto il palco che orgogliosa ed emozionata ascolta la sua eroina asciugandosi le lacrime insieme a tutti i presenti.

Poche parole ed un misto di commozione e tenerezza stringe il cuore di tutti. Chiara è una delle tante ragazze diversamente abili che insieme ai genitori il 2 febbraio a Cuneo sta manifestando insieme a tutti gli operatori del settore socio assistenziale della provincia.
La Legacoop, l’Associazione Case di Riposo, la cisl, la uil, la cgil la confocooperative e praticamente tutte le cooperative del cuneese sono scese in piazza per denunciare il vergognoso ritardo nel pagamento delle prestazioni di tutto il 2012 da parte della Regione Piemonte e dell’Asl della Provincia.
La situazione è drammatica e gravissima. Le circa 85 cooperative sociali sul territorio sono a rischio chiusura e sono in ginocchio, e con esse la maggior parte dei servizi da loro gestiti sono a rischio chiusura.
La Confcooperative dichiara che in Italia il 33,8% dei cooperatori si dichiara stremato dai mancati incassi e dai ritardi nei pagamenti (percentuale che raggiunge il 50,5% nella cooperazione di lavoro e servizi). La liquidità è peggiorata per il 40,8% delle cooperative, è rimasta uguale per il 51%, è migliorata solo per l’8,2%.
Ma in Piemonte la situazione e decisamente più grave.
Strutture per anziani e disabili sono in crisi di liquidità tanto da rischiare la chiusura.
Nel Cuneese l’insolvenza dei pagamenti della Regione Piemonte e dell’ASL della provincia ha raggiunto livelli incredibili e inaccettabili.
Gli Operatori presenti in piazza sono: educatori, oss, infermiere, dottori, psicologi, badanti che spesso hanno dovuto sopportare ritardi nel percepire i loro stipendi e in molti casi non hanno percepito nemmeno le tredicesime,ora tutti loro rischiano concretamente di perdere anche il lavoro.
L’ulteriore conseguenza è stata la contrazione delle assunzioni e dei rinnovi dei contratti con conseguente perdita occupazionale.
Ma ci sono anche tanti familiari degli assistiti preoccupati per la continuità del servizio socio assistenziale sul territorio.
Ad oggi molte cooperative per poter pagare i propri collaboratori si sono dovute indebitare rivolgendosi come prassi di questi ultimi anni a delle Banche attivando dei prestiti con tassi d’interesse altissimi o fidi improponibili che hanno quasi raddoppiato il loro debito parando il problema come il cane che si morde la coda.
Chiara non conosce la politica, non comprende l’economia o lo spread, non le interessa sapere a quanto è il tasso d’interesse di una banca.
Lei ha solo bisogno della compagnia e dell’amore degli amici che in questi anni ha trovato nella sua comunità.
L’isola felice che “c’è” per lei e per la sua famiglia.
Gli Operatori gli utenti e tutti parenti degli utenti che come Chiara hanno trovato luoghi di felicità e di speranza, si ritrovano a manifestare a difesa di un dirittoinalienabile che è quello della felicità.
E Chiara con la sua semplicità manifesta in prima persona l’impegno per una giustizia sociale per tutti noi facendosi portavoce legittima di questo giorno di protesta e di rivendicazione collettiva.
Le persone che la ascoltano non sono solo lavoratori preoccupati per il loro impiego ma sono diventati amici che hanno a cuore il loro compito: rendere la vita il più serena possibile a chi come Chiara vive quotidianamente consciamente o inconsciamente una diversità nella mente e nel corpo.
Una missione di chi crede nella diversità dei loro utenti e nella saggezza degli anziani come un valore da difendere e come fonte inesauribile di emozioni reali e di felicità concreta da preservare.
Chiara dichiara determinata ai presenti in via Roma la sua richiesta che echeggia come un urlo collettivo di protesta:Il Sociale non può e non deve essere considerato solo come un business, che per assurdo non viene neanche retribuito con regolarità.
La protesta collettiva è accompagnata da molti sindaci che in rappresentanza dei loro comuni si sono fatti carico in certi casi di garantire la continuità dei servizi erogando, nonostante i tagli subiti, finanziamenti ai relativi Consorzi.
Non può essere considerato solo un problema economico eppure qualcuno si domanda: “ma cosa vogliono questi qua?” sembrano dire le facce spaventate che si vedono dietro le finestre della sede del “Lega” in Corso Brunet.
La protesta infatti verso le 11 si è spostata dalla via principale della città trasformandosi in un assalto pacifico alla sede del partito del presidente Cota presente quel giorno a Cuneo; quale miglior occasione di presentargli materialmente le richieste di Chiara: …Non voglio che sia chiuso il mio centro diurno…”
Ma non ci sono “ribelli armati” o contestatori politici di altre bandiere sotto quelle finestre verdi e neanche una massa inconsapevole di Manzoniana memoria pronta all’assalto al forno leghista.
Bensì un numeroso gruppo conscio di quello che vuole ottenere nel rispetto della protesta civile: “Aprire un tavolo di crisi sul sociale per ristabilire serietà e responsabilità in questo settore” aprite gli occhi e ascoltate le necessità della gente e rispettate i diritti di anziani, disabili famiglie e persone in difficoltà, urlano gli organizzatori e la piccola delegazione che nel mentre riesce a raggiungere di persona Cota.
I bilanci sballati, l’iter burocratico fantozziano e il deficit incolmabile sono le preoccupazioni principali della PA italiane che come in questo caso attanagliano l’esecutivo della Regione Piemonte.
Ma i diritti dei lavoratori degli utenti e delle loro famiglie coinvolte non ammettono più ritardi, temporeggiamenti o contrattazioni di sorta.
E’ prioritario onorare gli impegni e i debiti pubblici in quello che dovrebbe essere un sistema sociale “normale”. La protesta di Chiara non è ne la prima e non sarà l’ultima, ma la domanda è chi avrà il coraggio di ascoltare le richieste di Chiara e di ridarle la felicità?

Edoardo Trillò